giovedì 29 settembre 2011

Bruno D'Avanzo: TRA DISSENSO E RIVOLUZIONE gruppi cristiani a Firenze



Chi si ricorda "Lettera ad una professoressa" della scuola di Barbiana? Era un libricino che ha cambiato un'epoca e ha aperto le menti di molti giovani per generazioni. So che oggi la scuola sta attraversando una forte crisi, non è la prima e non sarà l'ultima. In ogni caso, quel libricino esprimeva un dissenso nato tra i cattolici che ha aiutato a cambiare il sistema scolastico dal basso, cambiando la mentalità delle persone comuni e aiutando a far passare la scuola da ciò che era quando studiavano i nostri nonni a noi per poi arrivare alla crisi contemporanea. A volte mi sembra che tutte le sperimentazioni e le "novità" portate nella scuola oggi tendano proprio a far tornare "la scuola" quella che era al tempo dei nostri nonni, prima della scuola di Barbiana, prima di Don lorenzo Milani.

Questo testo analizza il dissenso cattolico di quegli anni con tutte le sue positività, ma portandone alla luce anche i limiti.


DALLA QUARTA DI COPERTINA:


La prima fase del dissenso cattolico, quella dei comunicati ufficiali, delle dichiarazioni-bomba di questo o quel personaggio del mondo cattolico italiano, dei Convegni di Bologna o di Rimini, sembra definitivamente superata.
Anche il "dialogo" di vecchio tipo tra cattolici e comunisti ha perso gran parte della sua validità, almeno sul piano
dell'incontro-scontro teorico.
A Firenze, culla tradizionale del dissenso cattolico del dopoguerra, si erano andate maturando esperienze oltremodo significative: da un lato quella della rivista "Testimonianze", dall'altro l'esempio di Don Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana. Il dissenso cattolico e non solo cattolico fiorentino è estremamente debitore a queste esperienze che tuttavia mostrano oggi limiti sempre più manifesti. La tendenza attuale al prevalere della riflessione teologica in "Testimonianze"
mostra tutti i suoi limiti di astrattezza soprattutto se la si raffronta con lo sviluppo di esperienze, opinabili fin che si vuole,
ma concrete, di Chiesa Locale (Isolotto) o di comunità ecclesiali di base (comunità di Vingone, della Resurrezione, eco...).
D'altro canto, la carica violenta di "Lettera a una professoressa" non può restare chiusa nell'ambito moralistico della rivendicazione, per i figli del proletariato urbano e dei contadini, al diritto allo studio. Non possiamo infatti dimenticare che Don Milani, pur tra gravi ambiguità di fondo e carenze di analisi, ha investito con una critica violentissima e serrata i contenuti stessi della scuola di classe, della "scuola dei padroni".
I gruppi di base fiorentini provenienti dal "dissenso cattolico" e che hanno vissuto le esperienze di "Testimonianze" e della scuola di Barbiana, sono attualmente impegnati sia nel campo della ricerca ecclesiale che in quello più direttamente politico. La loro rottura con la D.C. da un lato e con la gerarchia cattolica dall'altro, ha risolto le antiche contraddizioni di fondo (essere democristiani e progressisti ad un tempo, essere cattolici ma al tempo stesso auspicare il socialismo). Tuttavia nuovi dubbi, fino ad oggi senza risposte definitive, sono subentrati. Si tratta delle nuove
contraddizioni che investono tutta la sinistra italiana e occidentale più che mai oscillante, di fronte aIla prospettiva socialista, fra strategia riformista e strategia rivoluzionaria.

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